da “Passo dopo passo 20 anni di GMFV” 2010
E fu così che…
Un giorno del settembre 1989, Franco (Zanetti) mi fa: “perchè non andiamo a sentire quella conferenza sulle Dolomiti?” “Che conferenza?” dico io. “La Biblioteca ha organizzato una serata con un geologo, può essere interessante per quel nostro progetto…” Ma sì, può essere un’idea”.
Da tempo, durante le nostre escursioni, vaneggiavamo di unire tutti gli appassionati di montagna di Fiume Veneto in un unico sodalizio, dove parlare, organizzare, scambiare esperienze, salire. Sapevamo che altri gruppetti partivano, nelle mattine estive, per montagne più o meno lontane.
Andammo dunque presso la Villa Ricchieri (l’asilo) alla conferenza tenuta dal professor Contratti e organizzata dalla Biblioteca Civica, diretta allora dalla professoressa Leda Santarossa. Come al solito, non c’era più di una quindicina di presenze. Ci mettemmo dietro, e ascoltammo volentieri parlare di dolomia di scogliera, di ammoniti e di vicende di milioni di anni fa. Guardammo le interessanti diapositive dove ogni fossile identificava uno strato geologico.
Dopo l’esposizione di Contratti, ecco che si alza dalla prima fila un giovane dal viso aperto, incorniciato da folta e chiara barba. Presenta a sua volta una carrellata di diapositive, immagini varie di montagne dolomitiche, ce ne spiega la provenienza e la diversa morfologia.
Alla fine, la Leda chiama Amilcare Pitton, pregandolo di mostrare e descrivere ai presenti una serie di fossili allineati in un angolo della stanza. Amilcare da anni trae soddisfazione dalla ricerca e catalogazione di minerali, fossili e reperti geologici, che arricchisce di anno in anno con puntate estive nelle zone, per lo più dolomitiche, in cui si possono scovare.
La serata è finita. Quando tutti si alzano,ci avviciniamo al gruppo dei relatori. Chiedo al giovane barbuto: “Di solito dove vai in montagna?” – “Un po’ dappertutto, specialmente qua in giro” risponde.
“Ci staresti a formare un gruppo che organizzi delle escursioni?” insisto. “Beh, si” – risponde – “ma tu sei Giorgio Paron?” – “Come fai a conoscermi?” rispondo stupito. “Ah, sono io che gliene ho parlato” interviene la Leda – “gli ho parlato di quel gruppetto di matti che a volte viene a prendere mio fratello alle quattro di mattina! E lui è Walter Fantuz…” A questo punto le presentazioni sono fatte. “Conosci qualcuno che possa partecipare?” – “Noi siamo in quattro, ma andiamo un po’ dappertutto…” e via con questi discorsi.Ma quale sarebbe il modo migliore per avvertire il popolo che qualcosa si muove? “Semplice” – e qui interviene di nuovo la Leda – “possiamo organizzare una serata nell’ambito degli incontri della Biblioteca: una “Serata Montagna”, e gli inviti arriveranno a tutte le famiglie”.
Anche Amilcare è coinvolto. Con lui, io e Walter prepariamo circa 300 diapositive, tutto quello che può offrire la montagna ad escursionisti di buona volontà. Non tutti erano di Fiume Veneto, quella sera: alcuni venivano da Prata, altri da Azzano, altri da Porcia… insomma se il grosso era di Fiume, l’idea aveva passato i confini.
Come dovrebbe succedere in montagna. Un’amicizia senza confini…
Presentammo l’idea di lavorare per tutto il 1990 in maniera informale, e poi a fine anno decidere sulla costituzione di una sottosezione del Club Alpino Italiano. Tutti furono perfettamente d’accordo, specie sul fatto di cominciare subito.
Un distinto signore, seduto in prima fila, si dichiarò disposto a perdere molto tempo, dato che era appena andato in pensione, e con molta voglia di dedicare il suo tempo a qualcuno.
Uno dei problemi era la sicurezza durante le escursioni. Provenendo dal CAI, eravamo molto preoccupati per le conseguenze che una dimenticanza sulle regole da seguire in montagna poteva procurare. C’era comunque una grande semplicità e una gran voglia di fare in tutti.
L’entusiasmo era notevole. Franco, Walter e io chiedemmo la diretta collaborazione di almeno altre tre persone, dato che ci proponevamo di fare le cose per bene.
Alla fine, nacque il numero perfetto di sette, che oltre i primi tre, comprendeva Napo, Renzo Degano (il distinto signore), Graziano Coden e Gianni Sacilotto.
Ognuno di noi aveva un punto di vista diverso dell’andare in montagna, ma erano diversità che si completavano a vicenda, per questo c’era la possibilità di arricchimento per tutti.
Fin qui tutto bene, ma mancava la controprova dei fatti: quanti sono i partecipanti alle gite sociali del CAI? A volte pochi. Cosa ne sarebbe stato delle nostre proposte?
La prima escursione proposta prevedeva il giro dei colli di Casiacco, ai primi di marzo.
Il tempo era bruttino, il paesaggio brullo e scarno.
Ma fummo in 26 a camminare, e con un’improvvisa nevicata il cielo accolse il nostro debutto.
E fu proprio così che: nacque il Gruppo Montagna.